Rubbia - Articoli su scienza e fede

     Così si esprime il Nobel Carlo Rubbia all’inaugurazione dell'anno accademico 2003 sul rapporto tra uomo e scienza. Egli auspica una maggiore presa di coscienza sulle responsabilità della scienza.


     Un premio Nobel per la fisica in cattedra all'Università del Papa. Per dire che la questione della verità è oggi sempre più ineludibile anche per il mondo della ricerca. È quanto è accaduto ieri all'Università Lateranense, che in occasione dell'inaugurazione del suo 231° anno accademico, ha ospitato un intervento del professor Carlo Rubbia sul tema "La scienza al servizio dell'uomo".

     "La scienza sta facendo oggi passi enormi e stiamo conquistando un grandissimo potere - ha riconosciuto Rubbia -. L'ambito della vita è uno dei settori della ricerca in cui maggiori sono i progressi acquisiti e quindi le esigenze di carattere etico, il bisogno di considerare l'uomo nella sua integrità, diventano di vitale importanza". Ecco allora il tema della responsabilità: per il Premio Nobel "la ricerca non può essere fatta soltanto di scoperte o invenzioni "alla Frankenstein": potere e responsabilità devono procedere insieme". Di qui l'indicazione di una strada ben precisa: "Occorre riformulare il "patto" tra la scienza e l'uomo - ha proseguito Rubbia -, un patto in cui ciascuno di noi deve avere i propri limiti ed assumersi le responsabilità delle conseguenze del proprio agire in un ambito che non ci si limiti agli aspetti e ai dati tecnici, ma tenga conto di tutto ciò che la persona umana, che non è solo una macchina, rappresenta".

     La scienza, dunque, come una delle frontiere oggi più significative dell'etica. "Ognuno - ha riassunto il rettore della Lateranense, il vescovo Rino Fisichella - dovrebbe vivere con la certezza che le nuove scoperte sono conformi all'universo creato, perché condotte da scienziati che hanno piena consapevolezza della loro responsabilità e dell'integrità dell'esistenza raccolta in un ordine che a nessuno è lecito modificare, perché non può essere posto a servizio dell'arbitrarietà o di alcuni poteri occulti. L'Università - ha concluso il rettore - è il luogo privilegiato dove questi interrogativi sorgono, vengono analizzati, ponderati e orientati e soluzione". Il tutto a una condizione, "che lo sguardo - ha precisato Fisichella - sia mantenuto fisso sulla verità e sulle istanze che essa stessa pone in atto a partire da sé, perché venga evitata ogni forma che tende a sopire la responsabilità per il bene dell'intero creato".

Avvenire 13 nov 2003

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