CHE COSA E L'UOMO PERCHÉ TE NE RICORDI?


SALMO 8
Commento al salmo 8
     Almeno una volta alla settimana il cristiano che recita le Lodi si trova di fronte il Salmo 8, uno dei più belli per me (insieme al salmo 50 - il cui commento del Papa nel suo ultimo libro “Memoria e Identità”, pag 67-71 consiglio vivamente di leggere- e ai salmi nn. 27-63-118-139-143).

     “O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra; sopra i cieli si innalza la tua magnificenza” di là del visibile si staglia la tua grandezza, cioè l’intero universo è troppo piccolo per contenerti, la Tua presenza ha bisogno di più spazio, tutto quello che riusciamo a vedere con i nostri occhi non basta, oltre quello chi ci appare, oltre il limite della materia c’è la tua reggia. “Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre a silenzio nemici e ribelli”. Sembrerebbe ingenuo e poco realistico questo versetto perché la bocca dei bimbi e dei lattanti non avverte la lotta fra la parola di Dio, la sua Presenza e ciò che appare loro (e non sanno che queste apparenze sono i loro avversari) Ma quando un uomo è grande? Quando capisce le cose di Dio? Quando è dotto? Quando ha fatto molti studi di teologia? Quando è fatto scaltro dalle vicende della vita? No, basta ricordarsi dell’ammonimento di Gesù: ”In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questi bambini sarà il più grande nel regno dei cieli”. (Matteo 18;3,4).

     Quindi l’uomo grande è colui che si fa bambino, che offre cioè la stessa semplicità di approccio alla vita, la stessa apertura curiosa e desiderosa del vero, che ha gli stessi occhi spalancati, che non giudica nessuno, che ha la sua consistenza dell’abbraccio amoroso di sua madre perché in quell’amore capisce chi è e che cosa è il mondo e capisce che tutto è buono come ci ricorda Guardini: ”nell’ambito di un grande amore tutto è buono”, tutto acquista valore. Tale uomo “adulto” è così abilitato a riconoscere chi sono i suoi avversari (il male del mondo) e diventa strumento della potenza di Dio. Mi viene in mente Padre Kolbe che con la semplicità eroica (perché l’eroico è il quotidiano vissuto avendo Lui come orizzonte) del suo gesto ha affermato la potenza di Dio che si è rivelata come gesto di amore gratuito verso il condannato graziato. E’ come se Dio avesse detto: ”anche in mezzo a questo orrore, in questo abisso di male Io ci sono! Abbiate fiducia in me perché il male non vincerà anzi è stato già sconfitto con la morte e resurrezione di mio Figlio, voi dovete solo aver fiducia e abbandonarvi a me fra le mie braccia, (anche se non capite tutto, anche se vi sembra che il male vinca, la sua vittoria è solo apparente). Così avrete la pace e la felicità (paradiso) ossia il pieno compimento della vita…per sempre.” Il male è solo contingente, è un mistero che ci fa soffrire ma che è assolutamente contingente; cosa importa vivere pochi anni nel dolore se quello che ci aspetta è un tempo infinito? Un tempo che non finisce mai o meglio una dimensione a-temporale nella quale certamente ci è promessa una condizione di grande soddisfazione del nostro io, la più grande soddisfazione del nostro io è appunto il suo compimento: il paradiso appunto. O penso ancora a Madre Teresa di Calcutta che con la sua semplicità ed umiltà di bambino ha mostrato la presenza di Dio in mezzo al male della fame del mondo. Un barbone raccolto dalle sue amorevoli mani, prima di morire, avendo vissuto una vita miserevole, disse a Suor Teresa “ho vissuto da barbone e adesso muoio come un re”. Dio si è reso presenza per quell’uomo attraverso la semplicità del gesto di quella suorina che lo ha raccolto dal marciapiede e lavato, la carezza sul suo volto di Madre Teresa è stato come la carezza di Dio. E’proprio così, possiamo anche essere il più brutto e povero uomo della terra ma se abbracciamo il suo amore diventiamo re. Quello che ci aspetta è una vita da re perché tutto sarà nostro. Insomma si potrebbe tradurre così questo versetto: ”Con la semplicità difesa, protetta dalla nostra maturità affermi la Tua presenza contro i Tuoi avversari” (contro il nazismo, il comunismo, la fame nel mondo,ecc…)

     "Se guardo il cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?”. Se osservo la bellezza della volta celeste in una mite serata estiva, se rimango rapito da tanta bellezza, se contemplo la maestosa grandezza del cielo mi vien da chiedermi: ”Cosa sono io?” e subito rispondo che sono una piccola cosa, sono come un granellino di sabbia nel deserto o una minuscola gocciolina dispersa nella vastità dell’oceano. Mi accorgo della mia piccolezza, della mia quasi insignificante presenza, (il mondo sarebbe tale e quale anche senza di me!). Piccolo dunque sia nella dimensione spaziale: l’universo osservabile lo stimiamo grande circa 15 miliardi di anni luce cioè circa 1027 m mentre l’ordine di grandezza della dimensione di un uomo è un metro il rapporto è dunque 1:1027 qualcosa di inimmaginabile anche per chi ha la fantasia più sfrenata. E piccolo nella dimensione temporale, l’età dell’universo è stimata in circa 15-20 miliardi di anni l’uomo vive circa 100 anni il rapporto è circa 1:2x108 ossia finora l’universo ha vissuto 200 milioni di volte in più rispetto alla vita di un uomo. Se dunque penso alla piccolezza dell’uomo in confronto del creato dico: ”Cosa ha di speciale questo miscoscopico essere vivente perché sia degno della tua attenzione perché Tu te ne curi?”

     “Eppure lo hai fatto (questo uomo) poco meno degli angeli (poco o meno di te: gli angeli sono gli esseri più vicini a Dio) di gloria e di onore lo hai coronato (di gloria e di onore hai coronato ogni persona mai nata, non solo i capi di Stato, i re, i principi, i signori di questo mondo, ma ogni uomo è prezioso di fronte a Te, perché ognuno Tu lo hai fatto e lo hai fatto simile a Te, con una Tua scintilla dentro. Ciò significa che ogni uomo ha una dignità che è costitutiva del suo io e non è data da nessun fattore esterno, da nessun Potere. Anche l’essere più dimenticato della terra è prezioso ai tuoi occhi. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani (gli hai dato potere sulla realtà, sul cosmo: questa è l’intuizione e il riassunto di tutto quello che si può dire sulla storia: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani cioè sulla creazione. Questo potere oggi significa capacità di sfruttare l’energia atomica nel bene (centrali nucleari) e nel male (bombe atomiche), capacità di modificare il codice genetico degli esseri viventi. E’ questo il punto nevralgico del rapporto uomo-natura. Da qui nasce la corruzione dell’uomo. Esso sentendosi fatto con questo potere addosso tende a degradare tutto quando cede alla tentazione illuministica dell’ ”Io sono la misura di tutte le cose, tutto deve rispondere a me e solo a me” confondendo così cosa sia la ragione con una sua pretesa. Tutto il creato hai posto ai piedi dell’uomo: la libertà (questo potere sulle cose) con cui lo hai creato potrà essere indirizzata verso il bene o verso il male: questa è la lotta dell’uomo moderno. E’ in verità la lotta dell’uomo di sempre ma oggi il suo “potere” sulle cose è così grande che la sua libertà usata male può causare grandi disastri, può causare addirittura la distruzione dell’intera terra. La posta in gioco oggi è altissima e di conseguenza altissima deve essere l’attenzione su queste cose.

      Dentro questo salmo c’è la definizione dell’uomo come senso della sua vita (senso della vita è il rapporto con chi la vita crea). Allora tutto si gioca in questo rapporto, anche il più piccolo gesto, anche il più piccolo frammento di tempo che passa, l’istante, ha un valore perché nulla ormai può più sfuggire a questo rapporto, ogni singolo istante si riconduce a Te o Signore perché tu ne sei la scaturigine, tu sei il senso ultimo di ogni nostro gesto e quindi di tutta la mostra vita che è la somma degli infiniti istanti che la compongono.

     Dice Don Luigi Giussani del suo libro di commento ai salmi “Che cosa è l’uomo perché te ne curi?” : “Si capisce ora perché il lavoro è una cosa veramente interessante, se per lavoro intendiamo quello che noi non possiamo non intendere (eppure non l’intendiamo neanche un po’, la maggior parte di noi, tutti i giorni!). Il lavoro è una cosa grande, come la piccola realtà dell’uomo che dice:”Signore, che cosa è mai l’uomo perché tu te ne rammenti, te en ricordi?”. In mezzo a tutte le bestie e le bestioline del cosmo, l’uomo è come un centesimo, un millesimo, un decimillesimo delle bestiole che ci sono in ogni ambito. Ma la grandezza dell’uomo - l’onore e la gloria dell’uomo - dipende dal fatto che l’uomo, il singolo uomo, è rapporto con l’infinito; e per vivere ciò che l’uomo è, per realizzare la sua persona - perché la felicità è l’esito finale di questo processo - l’uomo deve prendere in mano lui tutto quello che Dio ha fatto.

     Alla raggiunta consapevolezza di tutto quello che abbiamo detto non rimane altro che proclamare stupiti, ammirati, rapiti, dentro un abbraccio di amore: ”O Signore, nostro Dio quanto è grande il tuo nome su tutta la terra”.

     Ammettere l’alterità immensa del Signore, ma senza sgomento o angoscia perché Egli ci offre la possibilità di un suo rapporto anzi, di più, ci offre addirittura la sua amicizia, ci pone tutto ai nostri piedi! Ed allora come un bambino che affascinato dal rapporto con sua madre, vivendo il suo amore in ogni cosa che fa, accorgendosi che tutto gli viene dato non può non ringraziarla di averlo generato ed esprimergli la sua commossa adorazione: ”O Signore nostro Dio quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!”

Giancarlo Buccella

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